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Quando la volpe predica, guardati le galline

 |  Redazione Sconfini

Ma chi ci va a Gorizia? Quando ho chiesto quale poteva essere la ricaduta concreta sul territorio a beneficio delle associazioni di volontariato del Friuli Venezia Giulia, nessuno ha saputo darmi una risposta soddisfacente. Qualcuno ha tentato di spiegarmi che la Conferenza internazionale dal titolo "Italia - Europa Centrale e Sud Orientale. Volontariato e istituzioni a confronto", che avrà luogo dal 7 al 9 ottobre 2011 a Gorizia per volontà della Regione FVG, apre spazi di approfondimento e di confronto tra le istituzioni nazionali, locali ed europee e le organizzazioni di volontariato su temi fondamentali per la coesione sociale. Quel qualcuno non mi ha però convinto.

Già nel 2008, la prima Conferenza internazionale "Dialoghi d'Europa: Italia - Balcani", per altro molto simile a quella che sarà organizzata in concomitanza della prossima Barcolana (chissà perché proprio il giorno della Barcolana?), aveva messo a confronto volontari di 14 Paesi esteri di cui 11 dell'Europa Sud-Orientale e a questo confronto successivamente non seguirono significativi vantaggi per il nostro territorio, anzi. Ci fu un grande dispendio di risorse umane ed economiche necessarie all'organizzazione dell'evento. Evento che, se dovessimo applicare la regola che tutto il volontariato deve rispettare scrupolosamente quando presenta un progetto congressuale e chiede dei contributi, ovvero l'approvazionalte e il sostegno del medesimo a fronte di un rapporto costo/beneficio favorevole e di una conseguente e misurabile ricaduta territoriale, già tre anni fa non avrebbe avuto luogo.

Ora ci si ripete. Tre giorni a Gorizia per un "evento che – scrivono gli organizzatori – rappresenta un momento importante" per coinvolgere nelle iniziative programmate il sistema del volontariato di alcuni Paesi non ancora membri dell'Unione Europea. Personalmente non ho nulla in contrario ad eventi che abbiano lo scopo di mettere a confronto culture diverse se da questo confronto, però, tutti i partecipanti traggono concreti vantaggi. Soprattutto le associazioni di volontariato autoctone. Soprattutto se le risorse economiche e umane messe in campo sono modeste. Soprattutto se queste risorse non vengono impiegate in un momento economico e sociale difficile per il nostro Paese che chiede ben altri interventi istituzionali. Credo, al contrario, che questi eventi siano una buona occasione di visibilità per i politici, per i rappresentanti istituzionali e per coloro che con un microfono in mano vedono soddisfatto all'ennesima potenza il loro narcisismo. Quanto ha messo a disposizione la Regione Friuli Venezia Giulia per la Conferenza di Gorizia? Quanto tempo in risorse umane, quindi denaro, è stato speso per mettere attorno ad un tavolo associazioni e istituzioni croate, slovene e membri di Bruxelles? Non era forse più utile impiegare le risorse in altre attività o iniziative rivolte alle organizzazioni di volontariato del Friuli Venezia Giulia e rimandare a tempi migliori conferenze e congressi?

Provo ad azzardare qualche idea: le associazioni di volontariato hanno bisogno di attrezzature per poter meglio svolgere la loro attività quotidiana; c'è la necessità di sostenere la promozione degli eventi organizzati da reti di associazioni; c'è la necessita di favorire la costruzione delle stesse reti di associazioni; è oramai improcrastinabile un'azione di sostegno al ricambio generazionale ai vertici delle organizzazioni no profit agevolando l'inserimento dei giovani; potrebbe essere utile favorire la costituzione di un fondo regionale dal quale poter attingere risorse per aiutare le associazioni a "produrre cultura" per mezzo, ad esempio, di stampe, libri e materiali divulgativi di vario genere; c'è la necessità, a causa dei tempi lunghi che intercorrono tra la domanda di contributo predisposta da un'associazione e indirizzata alla Regione e l'effettiva erogazione economica, di costituire presso l'Assessorato alle politiche associazionistiche un fondo di rotazione che garantisca gli anticipi bancari correlati a tali contributi per evitare che le associazioni si trovino con scarsa liquidità; infine, c'è la necessità, in alternativa al fondo di rotazione, di potenziare l'organico regionale dell'ufficio preposto a coordinare il mondo del volontariato per accelerare il disbrigo delle pratiche amministrative.

Insomma, a mio avviso, ci sono tanti altri modi per spendere il denaro pubblico potenzialmente destinabile al Volontariato. E se la Politica vuole a tutti i costi la Conferenza, almeno i volontari che rappresentano i sodalizi regionali nel Comitato regionale del Volontariato (il cui vicepresidente è un volontario) provino a suggerire impieghi economici diversi provando a garantire un'eguale visibilità. O che almeno non si spingano per avere anch'essi il loro minuto di gloria.

Pierpaolo Gregori


In collaborazione con Help!


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