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Una piccola Berlino sotto casa

 |  Redazione Sconfini

Dove? A Trieste, in via Fabio Severo. La Kleine Berlin è un complesso di gallerie costruite dai tedeschi sul finire della Seconda guerra mondiale.

Ma non pensi l'esploratore in pectore di trovare un semplice e spoglio ipogeo artificiale. Gestito dal 1996 dal Club alpinistico triestino, in termini di volontariato, questo spazio viene utilizzato per offrire al visitatore esposizioni permanenti e temporanee il cui leit motiv è rappresentato dalla storia.

 

Entrare in questa galleria, non indicata nemmeno dal numero civico, vuol dire entrare improvvisamente nella storia recente di Trieste. Tutto è rimasto come allora, nessun intervento di ristrutturazione è stato fatto, anche le pareti conservano l'imbiancatura di più di sessant'anni fa. Ed ecco che sul muro dell'ingresso di questa galleria appare inciso nell'intonaco un cuore, con due nomi maschili, e poi, poco oltre, un'infantile figura di uomo rozzamente disegnata. Così passavano il tempo i soldati tedeschi che si rifugiavano in questo spazio concepito come rifugio antiaereo. La storia è interessante, sia per chi ha vissuto quei terribili anni bellici, sia per chi ne ha sentito parlare o ha letto i manuali scolastici.

 

I triestini si svegliarono il 15 ottobre del 1943 e scoprirono leggendo lo storico quotidiano locale, Il Piccolo, che Trieste, insieme, tra le altre, a Udine, Lubiana, Fiume e Gorizia, era entrata a far parte di una nuova entità territoriale sotto comando tedesco, la Adriatisches Küstenland (Zona d'Operazioni Litorale Adriatico). Trieste divenne la sede del governatorato tedesco, una delle conseguenze dell'8 settembre 1943, allorché, dopo l'arresto di Mussolini, i tedeschi divennero non più alleati dell'Italia bensì nemici. Molti furono gli interventi a scopo difensivo che i tedeschi ebbero in animo di fare nel capoluogo giuliano e tra questi anche il rifugio antiaereo riservato esclusivamente ai soldati tedeschi e agli impiegati che lavoravano nella zona del Tribunale. Il lavoro di foratura della roccia venne svolto da più ditte in contemporanea in modo tale che nessuno fosse a conoscenza della struttura completa di questa piccola città di Germania.

 

Ancora avvolta nel mistero affascinante della storia, la parte della Kleine Berlin oggi visitabile è costituita da un lungo corridoio dal quale si diramano 11 vani laterali disposti sia a destra che a sinistra. Cosa si facesse di preciso all'interno di queste gallerie non è dato sapere, in quanto tutta la documentazione venne portata via dai Titini, durante l'occupazione jugoslava del capoluogo giuliano. Certo è che la scelta del luogo dove costruire un rifugio fu fatta da Odilio Lotario Globocnik, capo della polizia alle dipendenze delle Ss, che aveva avuto i natali proprio a Trieste nel 1904. Suo desiderio era avere a disposizione un passaggio segreto tra la sua abitazione, sita in via Romagna (la villa requisita ad Angelo Ara), e il tribunale. È tutt'oggi visibile il pozzo all'interno del quale correva la scala a chiocciola con cui dal giardino della sua villa l'ufficiale nazista raggiungeva prima il rifugio antiaereo, quindi la sede delle attività forensi, il cui ingresso oggi è murato.

 

Piccoli cenni storici questi, che non esauriscono minimamente quanto c'è da vedere qui, in questa Trieste sotterranea. Materiale ricco e vario che testimonia la vita di quei tempi. Già perché accanto agli elmetti dei soldati si può vedere una macchina da scrivere, o la bicicletta che un civile usava per muoversi in città, con tanto di parafango bianco, come le norme della circolazione dell'epoca prevedevano. E poi le prime pagine dei quotidiani che davano notizia del primo e grave bombardamento su Trieste (10 giugno 1944), quindi l'elenco completo delle vittime. E tanto, tanto altro ancora.

 

A suggestionare in modo particolare è la visita alla galleria comunale italiana, rifugio dei triestini, collegata alla Kleine Berlin. Il costante sgocciolio rende fangoso il pavimento dove durante gli allarmi le persone sostavano, i più previdenti muniti di sgabello, gli altri invece in completa balia dell'umidità. Ma se da un lato non può lasciare indifferenti pensare a come si stava là sotto mentre le proprie abitazioni erano a rischio, fa altrettanto emozionare la visione di quelle stalattiti e stalagmiti attraverso le quali la natura sta riprendendo possesso di un lavoro fatto dall'uomo.

 

Alle esposizioni permanenti si accompagnano quelle temporanee animate sempre dal desiderio di far percepire la storia non come una pagina di un libro bensì attraverso la quotidianità della gente comune, come noi. La Kleine Berlin è stata vista dal 2002 ad oggi da più di 11.000 persone ed è in attesa di essere riconosciuta come museo minore.

 

Tiziana Benedetti

  


In collaborazione con Help!

  

 


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