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Prima o dopo bisogna diventare adulti

 |  Redazione Sconfini

Lo sviluppo puberale dei ragazzi è una caratteristica molto variabile che, con processi e ritmi evolutivi a volte condivisi e a volte meno, costituisce la base per la vita adulta.

Pubertà e adolescenza sono termini usati spesso come sinonimi: il primo indica il periodo dello sviluppo umano che porta l’individuo alla capacità riproduttiva in quell’intervallo temporale (il secondo termine) che vede il bambino diventare adulto.

 

La successione degli eventi puberali è molto variabile in una popolazione sana, anche se alcuni segni tendono a essere relativamente costanti. “È praticamente impossibile definire in modo rigido uno sviluppo puberale normale da uno anormale, dato che uno sviluppo medio non può essere sempre considerato ideale e che alcuni modelli al di fuori di un determinato intervallo di riferimento possono essere clinicamente normali”, afferma il dottor Alessandro Sartorio, primario della divisione Malattie metaboliche e Auxologia dell’Istituto Auxologico Italiano (Irccs) di Milano e professore di Medicina sociale presso l’Università Cattolica di Milano, autore, con John Buckler, di Adolescenza, un problema in crescita.

 

Negli ultimi cento anni l’età della pubertà si è gradualmente abbassata e contemporaneamente gli individui, generazione dopo generazione, sono diventati mediamente più alti e pesanti. Questo trend secolare che si è osservato in Europa, nel nord America e in molte altre parti del mondo, sembra essere dovuto alle migliori condizioni socio-economiche e igienico-nutrizionali. Molti dati confermano che l’età del menarca (prima mestruazione) sta diventando sempre più precoce e che lo stesso succede al picco di velocità di crescita della statura durante la pubertà. “In molti Paesi il trend di anticipo dell’età del menarca sembra essere ancora presente mentre in altri Paesi sviluppati e con buone condizioni di salute generale e benessere – precisa Sartorio – sembra essere rallentato, se non fermato negli ultimi anni”.

 

La maturazione puberale inizia e si realizza in modo diverso nei due sessi. Quali sono i primi segni e a quale età si manifestano?

“I cambiamenti in entrambi i sessi sono indotti dagli ormoni, androgeni nel maschio, estrogeni nella femmina. Le ragazze si sviluppano due anni prima dei loro coetanei. L’inizio della pubertà (in genere in un’età media di 10 anni nelle ragazze e 12 nei ragazzi) è scandito da meccanismi ormonali complessi a secrezione ipofisaria che influenzano le gonadi (ovaie e testicoli). La crescita graduale delle ovaie, che rappresenta la fase iniziale dello sviluppo puberale, non è riconoscibile clinicamente. In circa l’85% delle ragazze il primo segno è lo sviluppo mammario, più spesso monolaterale nella sua fase iniziale, che precede la comparsa della peluria pubica e ascellare. Dopo circa un anno si osserva il picco di crescita staturale. Il menarca compare generalmente dopo un anno e indica che la crescita è in fase di rapido rallentamento: dopo il menarca la ragazza ha una crescita residua di circa 5 centimetri. Il primo segno nel ragazzo è quasi sempre la crescita testicolare. La crescita genitale precede la comparsa di peluria pubica, che a sua volta precede l’ascellare; la crescita della barba è quasi sempre un evento tardivo. Il picco di velocità di crescita è più tardivo nella sequenza degli eventi puberali rispetto alle femmine. Per entrambi i sessi l’aumento degli ormoni sessuali è responsabile dell’aumento dei livelli circolanti di ormone della crescita. In seguito, la crescita staturale termina quando si completa la saldatura delle cartilagini di crescita delle ossa lunghe”.

 

Quali altri cambiamenti interessano i ragazzi?

“Oltre alla crescita fisica, l’adolescenza è il periodo nel quale si sviluppano cambiamenti essenziali, psicologici e comportamentali, che devono preludere al distacco emotivo dai genitori, o da altre figure che hanno avuto vicinanza e responsabilità educativa, e favorire l’indipendenza nella scelta di relazioni sociali, dell’orientamento sessuale, dell’indipendenza economica. Ovviamente i cambiamenti sia fisici che comportamentali variano da individuo a individuo e richiedono un grande impegno da parte dell’adolescente e il sostegno della famiglia”.

 

Quali fattori sono coinvolti nella variabilità?

“L’esatto meccanismo che fa scattare l’orologio biologico alla base dello sviluppo puberale, è in parte documentato e in parte non completamente noto. La maggiore variabilità si osserva nel momento d’inizio: la pubertà ritardata è più frequente nei ragazzi, mentre quella precoce è più comune nelle ragazze. La cascata di eventi sequenziali può essere condizionata da ereditarietà o tendenza familiare nello sviluppo, obesità o magrezza, condizioni di stress psico-emotivo e ambientale. Lo stato nutrizionale, in particolare, ha un’influenza importante: chi è sottopeso, quelli molto attivi e sportivi tendono a svilupparsi più tardivamente e in modo più lento, mentre l’obesità esogena (alimentare), specie nelle ragazze, tende ad anticipare la maturazione puberale. Di frequente i bambini obesi sono più alti per la loro età cronologica (anche se poi non lo saranno da adulti) ma perdono questo vantaggio perché si sviluppano più precocemente rispetto alla media. In pratica, comunque, molti dei ragazzi che hanno avuto una pubertà precoce o ritardata non saranno diversi da adulti da quelli che si sono sviluppati normalmente. L’unica conseguenza negativa potrebbe essere quella di una bassa statura finale in quei ragazzi/e che hanno avuto uno sviluppo precoce, dato che la crescita staturale si completerà più precocemente per la saldatura anticipata delle cartilagini di accrescimento”.

 

Quali sono i motivi per considerare una pubertà veramente precoce o ritardata?

“Quando i primi segni compaiono prima dei 7-8 anni nelle bambine o degli 8-9 nei maschi, è opportuno fare degli esami di controllo; analogamente quando dopo i 14 anni nella ragazza e dopo i 16 nel maschio vi sia assenza di segni. La pubertà precoce è più frequente nelle ragazze con un rapporto femmina/maschio di 4 a 1. Questa maggiore prevalenza si spiega con la natura idiopatica, e quindi benigna, delle ragazze precoci, decisamente rara nei ragazzi”.

 

In alcuni casi la pubertà precoce e quella ritardata determinano degli stati di ansia, insicurezza, inadeguatezza, che possono essere all’origine di problemi psicologici a lungo termine. In particolare se nella bambina che vive una pubertà precoce non c’è un’adeguata e parallela maturazione psichica. I cambiamenti fisici imponenti possono trovare la bambina impreparata, facendola sentire diversa e isolata rispetto alle coetanee, esporla all’interesse di ragazzi più grandi e adulti. Una solitudine che può essere ancora più dura da vivere quando manchi anche la complessità di linguaggio e di pensiero per esprimerla, con qualcuno disponibile e adeguato per riceverla. Non ultimo può aumentare il rischio di una sessualità vissuta in modo inappropriato rispetto all’età. La preoccupazione dei genitori, giusta e comprensibile, deve trovare nel dialogo con le figlie, aperto e affettuoso, espresso con parole chiare e tenere, senza reticenze, il modo tempestivo per spiegare cosa succede al loro corpo. “Le preoccupazioni – aggiunge in conclusione Sartorio – devono essere sempre prese in considerazione: è allora opportuno oltre che ricorrere alle indagini cliniche e diagnostiche per escludere alterate funzioni ipotalamiche o ipofisarie e valutare l’età ossea e l’altezza residua, anche cercare di intervenire in tempo dando un sostegno psicologico all’adolescente, e quando occorre un supporto per la famiglia e gli insegnanti. La presenza di una familiarità per uno sviluppo puberale precoce è di per sé motivo di rassicurazione”.

 

In definitiva, quando appare chiaro che i cambiamenti fisici sono in atto e sono troppo precoci, è importante che vengano monitorati costantemente dopo una valutazione iniziale con lo specialista. Qualora vi sia certezza diagnostica di pubertà precoce può rendersi necessario e opportuno un trattamento farmacologico frenante, avente un duplice scopo: preservare lo sviluppo in altezza e garantire un sostegno psicologico adeguato. Si interviene di solito somministrando ogni 28 giorni ormoni antagonisti e frenanti (analogo del GnRH) il processo di sviluppo. Questi trattamenti non hanno nessun effetto collaterale e vengono sospesi quando l’età ossea raggiunge circa quella di 12 anni nelle femmine e i 13-14 anni nei maschi. A quel punto la maturazione sessuale riprenderà nel giro di sei mesi, rispettando i tempi fisiologici.

Ignazia Zanzi

 


In collaborazione con Help!

 

 


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