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Spalla: un’uscita davvero dolorosa

 |  Redazione Sconfini

La spalla è un’articolazione fondamentale per la salute del nostro organismo perché, direttamente o indirettamente, agisce sul funzionamento dei nostri arti superiori (braccio, polso, gomito, mano e dita).

Essa è in grado di muoversi su tutti i piani dello spazio, garantendoci la possibilità di effettuare movimenti particolarmente complessi, di raggiungere e afferrare oggetti posti in posizioni scomode.

 

I suoi movimenti principali sono la flesso estensione, l’abduzione e l’adduzione, e l’intra ed extra rotazione. Essi possono essere effettuati “puri” ma la maggior parte delle volte è dalla loro combinazione che muoviamo le braccia nella direzione desiderata. La spalla, per l’esattezza, è composta da tre ossa principali che sono l’omero, la clavicola e la scapola, e da tutta quella serie di muscoli e tendini che uniscono queste ossa permettendo loro nello stesso tempo tutta la libertà dei movimenti.

 

Solo quando occorre un infortunio alla spalla, però, ci si rende conto di quanto sia preziosa. Anche azioni elementari, o che vengono date per scontate, possono diventare difficili, se non impossibili da portare a termine: mangiare, pettinarsi, lavarsi i denti, guardare l’orologio o scrivere, non sono più gesti così scontati per chi si è infortunato alla spalla.

 

Quattro sono i principali infortuni che possono capitare a questa articolazione.

In primo luogo, non può non essere citata la frattura ossea, che può interessare una delle tre ossa della spalla o, nei casi più gravi, anche due o tutte e tre le ossa. Come per ogni osso che si rispetti, la frattura può essere composta o scomposta, ma sono moltissimi gli elementi che incidono poi sul recupero successivo alla frattura. “La procedura – spiega la fisioterapista Elena Paver – prevede l’ingessatura per un periodo che si cerca essere più breve possibile (per non perdere troppo la tonicità dei muscoli) ma che dipende da molti parametri. L’età, ad esempio, incide molto, dal momento che il callo osseo si riforma tanto più facilmente quanto più si è giovani, ma anche il sesso può avere il suoTra gli infortuni alle articolazioni più dolorosi e delicati ci sono senza dubbio quelli legati alla spalla peso. Nelle donne ultrasessantenni con qualche problema di osteoporosi la calcificazione dell’osso è molto più lenta che in altri pazienti. In questi casi, per non tenere comunque troppo a lungo il gesso, si interviene dopo averlo rimosso, con la magnetoterapia, che stimola la calcificazione, invitando il paziente a non fare sforzi durante questo periodo pre-riabilitativo, che può prevedere anche ultrasuoni e TENS”. Solo in un secondo momento entra in scena il fisioterapista, che gradualmente propone esercizi di mobilizzazione, in un primo momento passiva (ovvero con movimenti che svolge direttamente lui) per poi lentamente avvicinarsi ad esercizi di mobilizzazione attiva, portati a termine autonomamente dal paziente.

 

Il secondo caso di infortunio coincide con le celeberrime lussazioni, di cui molto si sente parlare in occasione di eventi sportivi che presuppongono contatti fisici (calcio, basket o pallamano) o cadute frequenti (pattinaggio o pallavolo). La lussazione è diagnosticata quando a causa di un movimento errato, sommato ad un carico notevole, avviene la fuoriuscita dell’omero dall’articolazione. La causa principale della lussazione dipende dalla direzione dell’impatto. “Spesso – sottolinea la fisioterapista – si tratta di una spinta da dietro o di una caduta di schiena, ma il comune denominatore è sempre lo stesso: un dolore fortissimo sia nel momento della fuoriuscita che nel momento in cui, al pronto soccorso solitamente, si riporta in asse l’omero”. Il recupero completo, salvo casi eccezionali, è garantito da un’accurata serie fisioterapica che ha l’obiettivo di eliminare a poco a poco il dolore fino a riportare la spalla al compimento degli stessi movimenti e delle rotazioni che precedentemente riusciva a compiere. Un grande aiuto per un recupero più rapido è dato dalla presenza di una muscolatura tonica e strutturata. In caso contrario, per lenire il dolore (quando è troppo acuto), come sempre si usano le stimolazioni elettriche e poi gli esercizi contro le resistenze in grado di ridonare tonicità ed elasticità alla muscolatura, inevitabilmente a rischio di atrofia.

 

Al terzo posto tra gli infortuni che possono occorrere alla spalla c’è quello che interessa i muscoli, e per la precisione la rottura della cuffia dei rotatori. Questa cuffia è composta dai tendini muscolari che avvolgono, proteggono e danno elasticità ai movimenti della spalla. In caso di rottura totale o parziale di uno o più tendini si può arrivare ad un intervento chirurgico. “Chi subisce la rottura della cuffia dei rotatori – precisa la Paver – prova solitamente un grande dolore, e per abbassarne il fastidio si compiono gesti non naturali o forzati, che alla lunga possono portare a dolori riflessi come la cervicale o il mal di schiena”. Anche in questo caso, il supporto del fisioterapista si rivela quindi un appuntamento educativo fondamentale.

 

Più rara, ma comunque abbastanza frequente, la distorsione. “Si racchiude in questa fattispecie – chiarisce la Paver – tutta una serie di traumi di lieve entità che non interessano direttamente le strutture articolari. Ciò che i medici ed i fisioterapisti devono tenere in considerazione è prevalentemente il dolore”. Maggiore è in quel momento il dolore, più ci si deve spostare verso terapie elettriche in un primo momento. Successivamente, diminuito il dolore, può intervenire il fisioterapista dando importanza alla postura corretta ed al mantenimento del tono muscolare; nella seconda fase sono previsti esercizi di rinforzo dei muscoli lontani dalla spalla (toracici, addominali, lombari e degli arti inferiori) e si inizia a recuperare la propriocettività; nell’ultima fase si recupera tutta la sequenza di movimenti che avvengono durante la vita quotidiana e soprattutto nell’attività sportiva. L’immobilità, insomma, è in tutti gli infortuni la prima delle tappe che portano al pieno recupero dell’articolazione. Terminata questa fase, è davvero sbagliato ritenere di aver risolto il problema, sia che ci sia dolore sia che non ci sia. Solo attraverso successivi interventi specialistici si potrà tornare “come prima”. “Tuttavia – conclude la fisioterapista – a fare la differenza nel percorso riabilitativo è molto spesso la motivazione del paziente: se è uno sportivo che a tutti i costi vuole tornare a praticare la sua attività, il recupero sarà più rapido, mentre nei soggetti meno motivati, alcuni dolori o le scarse motivazioni per il recupero della mobilità, incidono nella scelta di abbandonare precocemente le sedute fisioterapiche”.

Giuseppe Morea

 


In collaborazione con Help!

 

 


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