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Invecchiamento: il giusto approccio verso l’anziano

 |  Redazione Sconfini

Le problematiche legate all’invecchiamento interessano intensamente e diffusamente la nostra società: l’atteggiamento quotidiano e la sensibilità verso gli anziani non sono un problema per le sole categorie professionali e per i familiari. La comprensione dei profondi cambiamenti, fisici e psicoaffettivi, che interessano gli anziani in modo vario e misteriosamente bizzarro, è sicuramente il presupposto per un approccio più costruttivo verso di loro da parte di “care givers” familiari, istituzionali e professionali.

 

“Se si conoscono gli aspetti dei cambiamenti comportamentali e le ragioni vere e non strumentali di tali modi d’essere – afferma Gabriel Offer, medico e psicoterapeuta dell’Associazione Kairòs – si compie il primo insostituibile passo verso la comprensione della dinamica fra anziano con problematiche e ambiente circostante”. La realtà della persona anziana a contatto con l’ambiente è in continuo, dinamico cambiamento. Queste relazioni si complicano spesso con il sopraggiungere o l’aggravarsi del declino mentale. “Il soggetto – precisa Offer – che risulta essere più fragile e debole in questa realtà è, ovviamente, l’anziano che si trova svantaggiato e con ridotte capacità di reazione: se le sue difficoltà e le sue esigenze profonde non sono capite e corrisposte adeguatamente da parte di coloro che lo circondano, egli si rifugialta, con meccanismo di autodifesa, in comportamenti irrazionali e bizzarri”. “Accanto alle ovvie difficoltà pratiche di assistenza alla persona – continua – si aggiungono aspetti impregnati d’intensa emotività, che influenzano pesantemente la vita quotidiana di coloro che circondano questi anziani”.


“Adeguati comportamenti dell’ambiente – sostiene lo psicoterapeuta – ovvero dei cosiddetti soggetti forti, che sono in grado di impostare un comportamento voluto, possono ridurre il livello di conflittualità e sostenere un rapporto più armonioso e sereno. Si deve avere il coraggio e la forza della debolezza: il soggetto forte che accudisce deve mostrarsi debole, accettare e adeguarsi empaticamente alle esigenze dell’anziano più fragile.  Il conflitto si riduce, l’anziano si riappropria del suo ruolo e rinforza l’autostima, i “care givers” sono più motivati e contenti. L’opposizione aggrava il deterioramento cerebrale, al contrario il riconoscimento, l’incoraggiamento e l’attivazione delle risorse emotivo-affettive producono un senso di benessere e influiscono positivamente anche sulle capacità intellettive”.


L’efficacia di qualsiasi approccio che cerchi di aiutare e recuperare l’anziano è legata alla permanenza e alla continuità di un ambiente favorevole anche al di fuori dei momenti di riabilitazione specifica. La tendenza corretta è quella di studiare risposte più avanzate per quanto riguarda l’azione e l’intervento sociale, quali l’informazione e la formazione professionale e culturale, adeguata e supervisionata degli operatori capaci empaticamente di comprendere la domanda e di fornire risposte socio-assistenziali personalizzate, non generiche. Persone giuste al posto giusto che sappiano affrontare le problematiche nei vari aspetti quotidiani, che siano per l’anziano un appoggio oggettuale esterno adeguato al suo disorientamento.


“La vera novità – sostiene Offer – in fatto di assistenza, capace di riabilitare l’anziano e motivare chi lo assiste, è l’approccio che mira, tramite la stimolazione delle risorse affettivo-relazionali dell’anziano, ad una comprensione dell’economia psichica: in tal modo si rendono più efficaci gli interventi riabilitativi delle funzioni intellettive”. Una strategia adeguata è il metodo P.Ro.M.O.T. (Progressive Resources Mental Operative Training, ossia sistema di allenamento progressivo delle risorse mentali dell’individuo), applicabile alle diverse realtà in cui si trova l’anziano, cioè nelle famiglie, nelle istituzioni, nel proprio ambiente domestico quando vi vive solo. La tecnica – ideata, sperimentata, brevettata e applicata dagli psicoterapeuti di Kairòs – è valida per anziani che presentano diversi gradi di deterioramento cognitivo. La maggior parte delle tecniche di riabilitazione psichica si rivolgono in prevalenza o verso il settore cognitivo o verso il settore affettivo: anche se rigorose nell’applicazione, sono poco efficaci perché non utilizzano tutte le risorse del settore escluso. “Questo metodo – conclude Offer – diversamente da altri, quali il ROT (Reality Oriented Therapy, ossia terapia orientata sulla realtà) o la cosiddetta VALIDATION, si basa su una visione di approccio globale alle problematiche della terza età: coinvolge sia i familiari, con incontri cadenzati di sensibilizzazione su argomenti legati ai sentimenti e ai problemi che emergono nella vita quotidiana con i loro cari, sia gli operatori sociali tramite una formazione specifica che permette loro di affrontare al meglio il difficile e complicato compito dell’assistenza agli anziani”.

I.Z.

 


In collaborazione con Help! 

 

 


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