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L.R. 19/2009 (seconda parte): il Piano Casa

 |  Redazione Sconfini

Se da un lato con il nuovo Codice regionale dell’edilizia introdotto con la prima parte della Legge 19/2009, a parte qualche resistenza dei Comuni che si sentono espropriati di una parte delle loro competenze in materia di edilizia, i vantaggi per i cittadini sono molteplici, dall’altro lato c’è la più discussa e discutibile seconda parte della Legge 19/2009, ovvero il cosiddetto Piano Casa, regolamentato dagli articoli 57 e seguenti della legge. A differenza del Codice regionale dell’edilizia, questa seconda parte della legge ha una valenza temporanea definita in quanto resterà in vigore solo fino al 2014 (i lavori dovranno essere iniziati entro il 18 dicembre 2014 per la precisione), e punta alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente.


La molla che ha fatto spingere in modo deciso verso l’approvazione di questa parte della legge è stato l’indubbio impulso del Governo nazionale unitamente alla necessità di rilanciare l’economia in generale attraverso l’edilizia, volano per eccellenza per sospingere il Pil di un territorio verso l’alto in periodi di crisi finanziaria. “Questa legge non vuole assolutamente essere un assalto al territorio – spiega Alessandro Colautti, presidente della IV Commissione Consiliare e uno dei promotori della legge assiealtme all’assessore alle Autonomie locali e alla Pianificazione territoriale Federica Seganti – e questo per due motivi principali: intanto perché non si va in deroga ai piani regolatori e poi perché interessa solo ed esclusivamente il costruito, ovvero porzioni di territorio già urbanizzate. A ciò si aggiunga il fatto che tutte le leggi relative alle norme antisismiche e paesaggistiche sono fatte salve, così come i centri storici e le zone A e B0 che non sono interessate dal Piano Casa”.


Potrà accedere alle agevolazioni della legge qualsiasi edificio esistente o ultimato almeno “al grezzo” alla data del 19 novembre 2009 al di fuori di centri storici e zone con particolari vincoli. Tutti i lavori di riqualificazione e ampliamento dovranno essere soggetti a permesso di costruire. A far discutere soprattutto le associazioni ambientaliste e di tutela del territorio sono da un lato la possibilità di derogare alle distanze, altezze, superfici e volumi previsti dagli strumenti urbanistici comunali entro i limiti del Codice civile, dall’altro quel fatidico 35% di ampliamento agli edifici esistenti che il Piano Casa adottato dal Friuli Venezia Giulia prevede. In realtà, come vedremo, l’assalto al territorio ventilato dalle associazioni non ci sarà poiché sono stati previsti diversi vincoli e limiti ma nello stesso tempo, in effetti, il rischio (puramente virtuale) di veder aumentare di molto altezze e ampiezze degli edifici esiste, eccome.


La legge per fortuna è molto attenta agli abusi. Interventi edilizi abusivi i cui procedimenti sanzionatori non siano stati conclusi entro il 30 settembre 2009 non trovano applicazione in deroga, quindi il Piano Casa non è un condono nascosto e almeno su questo punto tutti sono d’accordo. Ma veniamo al nodo dei numeri per quanto concerne gli edifici ad uso residenziale: l’ampliamento massimo previsto è 35% del volume utile esistente fino ad un massimo di 200 metri cubi; la sopraelevazione massima è due piani o comunque non più di 6 metri; l’aumento delle unità immobiliari vale solo per la parte effettivamente ampliata (ma se gli strumenti urbanistici lo consentono possono aumentare anche le unità immobiliari relative alla parte preesistente).


Numeri simili sono previsti anche per gli edifici a uso produttivo (capannoni e magazzini delle zone artigianali e industriali): aumento massimo del volume del 35% anche lateralmente (in precedenza ci si poteva ampliare solo davanti e dietro) fino a un massimo di 1.000 metri cubi; possibilità di creare dei solai interpiano (es. uso ufficio) nei capannoni, senza però modificarne la destinazione d’uso.


Si calcola che solo le unità residenziali che potrebbero essere coinvolte da questi ampliamenti siano circa 400.000 sul territorio regionale. È questo numero ad allarmare gli ecologisti i quali suppongono in modo catastrofistico che il Piano Casa possa avere l’impatto di aumentare potenzialmente le cubature degli edifici creando di fatto altri 135.000 edifici. Dal punto di vista teorico il rischio esiste, ma se si tiene conto che in molti casi l’ampliamento del 35% richiederebbe di superare i limiti di aumenti di cubatura, che i lavori sono spesso molto costosi e in pochi possono permetterselo, che in molti casi l’aumento di volume sarà solo parzialmente sfruttato, che i volumi non sono cumulabili e che i lavori dovranno per forza iniziare entro il 2014… si può con un certo grado di ottimismo essere certi che il degrado edilizio sarà evitato.


Ciò che avverrà di sicuro è che in qualche caso i vicini di casa dei proprietari che decideranno di ampliare i loro fabbricati, saranno estremamente scontenti. Ironia del destino è proprio ciò che sta accadendo all’assessore Seganti (una delle promotrici e sostenitrici del Piano Casa), la quale ha impugnato legalmente il via libera ai lavori di ampliamento della casa del vicino, il quale proprio sfruttando i lascivi limiti della Legge 19/09 ha iniziato gli interventi per allargare la sua proprietà. “È un fatto assolutamente privato sul quale non ci sono rilievi politici da fare”, ha glissato la Seganti. Di certo il suo non sarà un caso unico.

Giuseppe Morea

 

 

In collaborazione con Help!

 


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