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Sicurezza: dovere assoluto, diritto intoccabile

 |  Redazione Sconfini

Sono stati 874.940 gli infortuni avvenuti sul posto di lavoro in Italia, nel 2008. Per 1.120 di questi si è trattato di casi mortali. Secondo il rapporto dell’Inail, degli 874.940 infortuni denunciati, 53.278 (6,1% del totale) si sono verificati nell’ambito dell’agricoltura, 790.214 (90,3%) nel settore dell’industria e servizi, 31.448 (3,6%) fra i dipendenti dello Stato.


Nonostante il bilancio degli infortuni sul lavoro sia diminuito del 7,2% rispetto al 2007 e che per la prima volta dal 1951 si è scesi al di sotto dei 1.200 casi mortali l’anno, si tratta comunque di un fenomeno drammatico e sempre troppo presente nella nostra quotidianità. Gli uomini sono i più colpiti: sul totale degli infortuni, infatti, 250.616 sono quelli ai danni delle lavoratrici donne e 624.324 ai danni della categoria maschile. La classe d’età più colpita è quella 35-49 anni, che comunque registra un calo del 3,9% rispetto all’anno precedente. La regione, invece, che riporta il maggior numero di casi è la Lombardia (149.506), seguita da Emilia-Romagna (123.661) e Veneto (104.134). Per quanto riguarda i decessi, il maggior numero è avvenuto nel Nord-Ovest con 290 casi mortali totali, 179 dei quali solo in Lombardia.


Nonostante le leggi sulla sicurezza vigenti in Italia siano tra le migliori d’Europa, le normative a riguardo ed i controlli sul campo sembrano non essere mai sufficienti ad evitare l’aumento delle stime. Lo Stato dovrebbe avere il ruolo regolatore. È per questo motivo che nel 2008 la Fondazione Pubblicità Progresso, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, lancia una campagna per richiamare alla consapevolezza dei rischi presenti sul posto di lavoro. Centrale è la diffusione di una cultura della prevenzione, tesa a ricordare a lavoratori e imprese quali sono i loro diritti e quali i loro doveri. La protezione è il primo diritto/dovere ed esso viene infatti sottolineato dai “testimonial” e dalla headline d’impatto della campagna. I protagonisti sono appunto un casco giallo con una cicatrice suturata, guanti forati e scarponi bruciacchiati che dicono: “Un vero amico le prende al posto tuo”. Lo scopo dell’iniziativa è non solo stimolare un forte effetto visivo, ma anche offrire un ampio impegno informativo attraverso un sito Internet dedicato (www.iolavorosicuro.it) e con il decalogo delle principali norme di sicurezza, tradotto in più lingue, stampato e distribuito in un milione di copie.


Per quanto riguarda gli indici Eurostat, il tasso di incidenza degli infortuni nel nostro Paese risulta più basso in confronto alla media dell’Area Euro alte dell’Ue-15, ma per i casi mortali l’Italia si trova poco al di sopra rispetto alla media europea, comunque in una situazione migliore in relazione a Paesi come Spagna, Francia o Austria. Quest’ultima, infatti, si trova inaspettatamente al secondo posto, dopo il Portogallo, con un tasso di incidenza degli infortuni mortali sul lavoro (dati del 2006 standardizzati per 100.000 occupati) del 4,2%, contro il 2,9% dell’Italia e il 2,1% della Germania. Certamente questi dati risultano, seppur nella drammaticità del problema, “positivi” per l’Italia, ma non dobbiamo concentrarci solo su un piano di realtà nazionale. L’attenzione va rivolta verso l’urgenza di trovare una soluzione ed una tutela a livello europeo. Secondo la direttiva quadro 89/391/CEE del 12 giugno 1989, riguardante l’applicazione di provvedimenti volti a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro sia nei settori d’attività privati che in quelli pubblici, salvo alcune eccezioni, gli obblighi del datore di lavoro sono chiari. Innanzitutto garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori sotto tutti gli aspetti collegati alle mansioni da svolgere, nonché valutare i rischi professionali nella scelta degli impianti e nell’allestimento dei luoghi di lavoro e di conseguenza organizzare i servizi di protezione e di prevenzione. Bisogna inoltre informare i lavoratori e consultarli per tutte le questioni attinenti alla sicurezza e alla sanità sul luogo di lavoro. Dall’altre parte, invece, i lavoratori sono tenuti ad utilizzare correttamente le macchine e gli altri strumenti e ad indossare l’attrezzatura di protezione individuale; devono partecipare all’adempimento delle esigenze imposte in materia di protezione e segnalare ogni situazione che comporti un pericolo.


A completare il tutto, nel febbraio del 2007, la Commissione Europea ha proposto la Strategia comunitaria per la salute e la sicurezza sul lavoro (2007-2012), il cui obbiettivo è di ridurre del 25% il tasso totale degli infortuni sul lavoro entro il 2012 e consentire l’aumento della produttività e la competitività delle imprese. Per far ciò, la Commissione ha stabilito alcuni obiettivi intermedi che hanno come punti di partenza l’attuazione di un quadro legislativo moderno ed efficace. La Commissione vuole assicurare la reale trasposizione delle proprie direttive controllando quindi l’attuazione della legislazione comunitaria da parte degli Stati membri ed in ogni Stato membro in maniera equivalente per poter tutelare tutti i lavoratori europei. La Commissione inoltre invita a definire e adottare strategie nazionali collegate alla strategia comunitaria.


Non stiamo solamente parlando di regole scritte, divieti e caschetti, ma di un problema di etica. Con un impegno concreto da parte di imprenditori e lavoratori, teso al rispetto sia delle norme di sicurezza che dell’uomo in quanto tale e non come fattore economico, questa realtà può e deve migliorare. Gli infortuni e le morti sul lavoro sono un enorme peso a carico dell’intera società, un macigno non più ammissibile nel 2009.

Martina Pluda

 


 

 I 10 punti fermi per la sicurezza sul lavoro

 

1. La sicurezza sul lavoro è compito di tutti.

2. Lavorare in nero non è lavorare in sicurezza.

3. È indispensabile individuare e valutare preventivamente i rischi dell’ambiente lavorativo e delle singole lavorazioni.

4. È obbligatorio mettere in atto misure per eliminare o ridurre i rischi.

5. La formazione è un diritto per il lavoratore e un obbligo per il datore di lavoro.

6. Nei luoghi di lavoro devono essere presenti e correttamente esposti tutti i segnali di sicurezza necessari.

7. Il datore di lavoro deve fornire ai lavoratori, che hanno l’obbligo di utilizzarli, adeguati dispositivi di protezione (DPI).

8. È indispensabile sapere preventivamente a chi rivolgersi in caso di emergenza e quali comportamenti adottare.

9. Nessuno deve mettere in pericolo la propria vita o quella di altri con comportamenti irresponsabili.

10. Le condizioni di sicurezza sul posto di lavoro e l’efficacia delle misure di protezione devono essere periodicamente verificate.

 


In collaborazione con Help!

 

 


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